Al cinema!

Prendiamo un bellissimo di Hollywood. Magari di origini scandinave (attenti all’accento!). Facciamogli mettere su una trentina di chili e … Diciamogli di interpretare un Italiano a Brooklyn sul principio degli anni ’60 (del Novecento). Una di quelle facce da schiaffi. Uno che per sbarcare il lunario fa l’autista della nettezza urbana, il buttafuori nei locali notturni gestiti da altri Italiani a Brooklyn, lo scaricatore al mercato … Una canaglia, insomma, ma sveglio, di buon cuore e sempre pronto a toglierti le castagne dal fuoco, quando ce n’è bisogno.

Prendiamo poi un musicista coltissimo, raffinatissimo, ricchissimo che ha bisogno di un autista che lo accompagni lungo una tournée di otto settimane da ottobre alla vigilia di Natale. Dimenticavo di dire che il musicista è nero (cioè “negro”, perché siamo ancora negli anni ’60, del Novecento, in America).

Prendiamo, da ultimo, l’America profonda. Quegli Stati Uniti del Sud, dal Missouri all’Alabama,senza dimenticare la Louisiana, in cui essere neri negli anni ’60 del Novecento era ancora una sfida. In cui la segregazione razziale era una realtà quotidiana. In cui era impensabile che un nero fosse ricco, colto e raffinato e per di più avesse un autista bianco.

Ecco. Gli ingredienti ci sono tutti. Quindi agitateli (non mescolateli!) on the road, a bordo di una Cadillac verde acqua, in un viaggio coraggioso alla ricerca ognuno di se stesso e del proprio posto nel mondo.

E soprattutto non fatevi sfuggire questo film bello, intelligente e divertente, che fa ridere il cervello e non la pancia.

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