atlas

Gerhard Richter, Venedig, 1986

C’è un pittore tedesco, Gerhard Richter (Dresda, 1932) che, a partire dagli anni ’60, inizia una collezione di fotografie che lui giudica interessanti.

In origine il suo scopo è solamente quello di raccogliere le fotografie in cui si imbatte come iconografie  “già pronte” (dichiaratamente dei veri e propri “objét trouvés” o “ready made” secondo l’insegnamento di Duchamp) per ottenere un serbatoio cui attingere per riproporlo nei suoi quadri.

Ricava quindi dai quotidiani, dalle riviste illustrate, da fotografie che lui stesso scatta … tutto il “visivo” che gli interessa.

Con il passare del tempo si accorge però che questo “accumulo” gli interessa di per se stesso, perché ha finito col trasformarsi in un corpo unitario.

Decide così di organizzare il materiale in pannelli su cui lo incolla, accostando un’immagine all’altra secondo il suo gusto, le sue idee del momento … e chiama il progetto “Atlas“, perché di un vero e proprio atlante per immagini si tratta. E forse anche perché il peso di questo mondo di carta si sta facendo troppo grande per poterlo sostenere sulle sue sole spalle.

Al momento in cui scrivo i pannelli sono oltre 700 per un totale di circa 5.000 fotografie. Periodicamente sono esposti nelle più importanti gallerie d’arte del mondo.

Guardandole scorrere, in quella sorta di fiume continuamente fluente, come un film che ci si snoda davanti agli occhi (ho avuto occasione alcuni anni fa, ante covid, e, mannaggiaall’etàcheavanza non riesco a ricordarmi dove …), si ha la sensazione che certe immagini siano caratterizzate da un’impronta comune, rimandano ad altre esperienze visive, richiamano altre immagini.

E’ un po’ come il gioco delle associazioni di idee, che si faceva da bambini.

Buzones de tiempo

Leggendo Mario Benedetti ho riscoperto la bellezza delle lettere scritte a mano. Passeggiando per le strade dell’Argentina ho scoperto la bellezza dei portoni su cui si aprono le buche delle cassette delle lettere. C’è qualcosa di struggente e romantico nell’aspettare e ricevere una lettera scritta a mano.

Reading Mario Benedetti I have rediscovered the loveliness of handwritten letters. Walking on the streets of Argentina I discovered the loveliness of the main doors in which the holes of the letterbox are opened. There is something heartbreakingly romantic in waiting for a handwritten letter and receving it.

Torino, Maggio 2020 – Playpark

… e la notte, ancora incredula per la fine del lockdown dopo il covid, si è trasformata in un luna park di colori e movimento …

… and the night, still incredulous for the end of the covid lockdown, turned out in a luna park of colours and action …

Intimate landscapes

Durante il primo lockdown, tra marzo e giugno 2020, ho girato la macchina fotografica verso di me. Mai avrei pensato di farlo. Io sono sempre stata quella che faceva le foto, non quella che era fotografata. Ne sono nate queste doppie esposizioni (o meglio sovrapposizioni) che tengono insieme il desiderio di essere ancora bella di una donna di cinquant’anni e le mie tanto amate stazioni di servizio.

During the first lockdown, between march and june 2020, I decided to turn the camera towards me. I have never thought I would have done it. I always have been the girl with the camera, the one who took the pics and not the object of a photography. So these double exposition (or better say overlap) were born trying to keep together the desire of being awesome of a woman in her fifties and my beloved gasoline stations.

Buenos Aires, Novembre 2021 – Quando la città ti parla

Quel giorno a Buenos Aires tutti i manifesti, tutte le scritte sui muri sembravano parlarmi, sembravano voler lanciarmi un messaggio.

On that day in Buenos Aires all the posters, all the writings on the walls seemed like they were speaking to me, seemed like they wanted to send me a message.