BUONGIORNO!

peynet

Raymond Peynet, Les Amoureaux

… il peso del sogno che porto si fa sentire.

“Dove arriva lei, in genere? Direttamente nel letto o sotto la doccia?”

“In genere, non arrivo proprio.”

Cerco di ricordare il corso di stregoneria rosa di Méliès.

‘Mostrati per quello che sei, falla ridere o piangere, ma fa finta di voler diventare suo amico. Interessati a lei, non solo al suo sedere. Ti dovrebbe riuscire, dato che non ti preoccupi solo di quello. Non si freme così a lungo per qualcuno solo se pensiamo al suo sedere, giusto?’

E’ tutto vero, ma ora che l’ho visto in movimento, penso parecchio anche a quello, il che scompiglia ancor di più le carte.

“Non era lei a fare un tic tac infernale durante il concerto? Mi sembra di riconoscerla …”

“Riconoscermi?”

“Insomma, cosa vuole da me?”

“Vorrei regalarle una cosa. Non sono fiori e nemmeno cioccolatini …”

“E cosa sarebbe allora?”

Tiro fuori un mazzo di occhiali dallo zaino, glieli tendo concentrandomi per non tremare. Tremo lo stesso, il mazzo tintinna.

Fa una smorfia da bambola imbronciata. In quell’espressione possono nascondersi il sorriso o la collera, non so per quale propendere. Il mazzo è pesante, fra poco mi verrà un crampo e sto sfiorando il ridicolo.

“Che cos’è?”

“Un mazzo di occhiali.”

“Non sono i miei fiori preferiti.”

Ai confini del mondo, da qualche parte fra il mento e la piega delle labbra, si disegna un sorriso.

Mathias Malzieu, La meccanica del cuore