Tre piani (Nanni Moretti, 2021)
Dico subito che non mi è piaciuto. Anche se Moretti è un mostro sacro. Anche se il libro di Eshkol Nevo (che non ho letto) pare sia un capolavoro. Anche se a Cannes ha ricevuto molte lodi. Anche se, tutti gli anche se che possiamo immaginare.
Però, questa tragedia delle incomprensioni, dove l’amore resta seppellito dai pregiudizi, dalle testardaggini, dall’incapacità di parlarsi chiaramente, un pregio, almeno per me, ce l’ha: nelle scene finali si parla di un flash mob di tango e, quando tutti i destini sembrano ormai compiuti, i personaggi, sul portone del palazzo di tre piani in cui hanno abitato e che stanno per lasciare, assistono attoniti alla processione danzante di un plotone di tangueri (miraccomandol’accento!), promessa di un futuro diverso.