
Alla Bilance Blanco (Basculas Blanco), sebbene all’entrata campeggi una scritta in ferro battuto che ricorda sinistramente quell’ “Arbeit Macht Frei” posto all’ingresso di Auschwitz, si lavora come in una grande famiglia.
Sotto lo sguardo amorevole del capo (che ha ereditato la baracca dal padre) tutti i dipendenti sono come fratelli (quelli più anziani) o figli (i più giovani – e quelli che non sono Spagnoli sono figli adottivi).
Tutto è perfetto. Tutti sono felici. Per questo la Bilance Blanco è tra le tre candidate al prestigioso e ambito premio per le eccellenze imprenditoriali del Paese (premio che, manco a dirlo, dà alla vincitore accesso privilegiato ai finanziamenti pubblici).
In attesa della visita della commissione, però nel magico “Mondo Blanco” cominciano ad accadere disastri a catena perché, si sa, le disgrazie vengono a grappoli.
Ce la farà il nostro a portare a casa il premio?
Deliziosamente perfido e dissacratorio, con un Bardem sempre all’altezza del suo metro e novanta abbondante e tutti gli altri attori perfetti, ciascuno per il proprio ruolo.
Tra l’altro questo film mi ha anche regalato una bella consolazione: la scoperta che davvero tutto il mondo è paese e che certi vizi che pensavo solo italiani, in realtà sono presenti ovunque. Forse perché sono del tutto umani.
Consigliato? Sì!