Nicola Marongiu, Cagliari – Porto Canale
Le immagini sono superfici significanti. Indicano, di solito, qualcosa situato nello spaziotempo “là fuori”, qualcosa che, essendo astrazioni (essendo riduzione delle quattro dimensioni spaziotemporali alle due della superficie piana), devono renderci rappresentabile. Chiameremo “immaginazione” questa specifica facoltà di astrarre superfici dallo spaziotempo per poi nuovamente proiettarle nello spaziotempo. L’immaginazione è il presupposto per la produzione e la decifrazione delle immagini. In altre parole è la facoltà di codificare i fenomeni in simboli bidimensionali e, quindi, di leggere questi simboli.
Il significato delle immagini si trova sulla superficie. Si può coglierlo con un solo colpo d’occhio -in tal caso però rimane superficiale. Se si vuole approfondire il significato, se si vogliono cioè ricostruire le dimensioni sottoposte all’astrazione, è necessario lasciar vagare lo sguardo sulla superficie. Chiameremo scanning questa operazione. Compiendola lo sguardo segue un percorso complesso, formato dalla struttura dell’immagine e dall’intenzione dell’osservatore. Il significato dell’immagine, così come rivelato dallo scanning, è dunque una sintesi di due intenzioni: quella che è intrinseca all’immagine e quella propria dell’osservatore. Con la conseguenza che le immagini non possono dirsi complessi simbolici “denotativi” (cioè univoci, come lo sono i numeri), ma “connotativi” (ossia plurivoci), in quanto lasciano spazio alle interpretazioni.
Lo sguardo che vaga sulla superficie delle immagini, coglie un elemento dopo l’altro, e produce relazioni temporali fra i vari elementi colti. Esso può tornare a un elemento dell’immagine che aveva già visto, così ciò che era “il prima” diventa “il poi”: il tempo ricostruito attraverso lo scanning è il tempo dell’eterno ritorno dell’uguale. Allo stesso tempo, però, lo sguardo produce relazioni significative fra gli elementi dell’immagine. Può sempre tornare a un elemento specifico dell’immagine e così elevarlo a portatore del significato dell’immagine. Ecco che allora nascono dei complessi semantici nei quali un elemento conferisce significato all’altro e da questo ottiene il proprio: lo spazio ricostruito attraverso lo scanning è lo spazio del significato reciproco.
Questo spaziotempo proprio dell’immagine altro non è che il mondo della magia, un mondo in cui tutto si ripete e tutto partecipa di contesto significativo. E’ un mondo strutturalmente distinto dal mondo della linearità storica, nel quale ultimo nulla si ripete e tutto ha cause e avrà conseguenze. Ad esempio, nel mondo storico, l’alba è la causa del canto del gallo. Nel mondo magico, l’alba significa il canto del gallo. Il significato delle immagini è magico.
Vilém Flusser, Fuer eine Philosophie der Fotographie