– Stiamo morendo di fame, – dissi al padrone. Il coltello lo tenevo sempre nascosto dietro la schiena. – Ma non abbiamo un soldo.
– Ho capito … – fece il padrone annuendo.
Sul bancone era posato un tronchesino per le unghie. Il mio amico e io non staccavamo gli occhi da quell’arnese: era enorme, avrebbe tagliato le unghie di un avvoltoio. Un oggetto ideato per fare qualche brutto scherzo, di sicuro.
– Be’, se avete tanta fame qui c’è pane di tutti i tipi.
– Sì, ma non abbiamo soldi.
– Ho sentito, – disse il padrone con aria annoiata. – Non è necessario che mi paghiate, potete mangiare tutto il pane che volete.
Di nuovo guardai il tronchesino.
– Sono stato chiaro? Siamo qui per commettere un reato.
– Sì, sì …
– Quindi non accettiamo elemosine da un estraneo.
– D’accordo.
– Parlo sul serio.
-Ho capito, – disse di nuovo il padrone annuendo. – Allora facciamo così. Voi prendete tutto il pane che volete, e io vi lancio una maledizione. Vi va bene?
– Una maledizione? Tipo quale?
– Be’, una maledizione non è mai qualcosa di preciso. Non è mica come l’orario dell’autobus!
Murakami Haruki, Gli assalti alle panetterie