Momenti di trascurabile felicità, Daniele Luchetti, 2018
Paolo vive i suoi giorni a Palermo all’insegna del disimpegno: è un padre e un marito evanescente, un amante in fuga perenne, un amico indolente che farebbe qualsiasi cosa pur di accorciare la strada da percorrere per raggiungere gli altri …
E soprattutto non rispetta le regole, specialmente il semaforo rosso. Finché non incontra qualcuno che la pensa come lui.
Ma quel qualcuno si muove con un furgoncino, mentre lui va in moto.
E muore. E mentre muore, contrariamente a quanto aveva sempre creduto, non pensa alle “cose alte”, ma a mille piccole sciocchezze: quando chiudo la porta del frigorifero la luce si spegne davvero? Perché il primo taxi della fila non mai veramente il primo? L’Autan e lo yoga non sono in contraddizione? Perché sui treni il martello frangivetro è dentro una bacheca di vetro? Se ho un martello per rompere la bacheca per prelevare il martello frangivetro, non faccio prima a usarlo per rompere il vetro? …
Arrivato all’ufficio smistamento dell’aldilà, grazie a un errore dovuto al mancato computo del tempo in più garantito dal consumo quotidiano di centrifughe di frutta e verdura allo zenzero, scopre di avere ancora 1 ora e trentadue minuti da vivere …
Poco o molto? Starà a lui farne buon uso.
Intelligente, divertente, leggero e profondo tutto insieme.
Con un finale che non mi ha soddisfatta in pieno ma che certo non inficia la bontà di questa nuova proposta di Luchetti, che si conferma molto bravo.