E altre cose, invece,
le taci, o le esprimi
in ariose metafore.
Che a rievocarle,
o chiamarle per nome
proprio, fan male,
e forse pure paura.
Perché il ricordo,
e così la parola,
hanno il potere
di render reali,
le cose,
concrete... tangibili.
E se son tangibili
allora le puoi anche
toccare.
E se le tocchi
allora a loro volta
ti posson
toccare.
E se ti toccano
allora un'altra volta
posson tornare
a farti male.
Categoria: stanze conosciute
Hai, nel respiro,
quell'ansito lieve
di assiolo
nelle notti di grilli
d'estate.
Quel sibilo
che si fa impercettibile
a chi ti conosce.
E si affretta
quando immersi in noi due
più veloce mi muovo.
E si fa più profondo.
E si affanna.
E martella.
E mi detta
il ritmo stesso
del mio desiderio.
Pelle di pesca bianca dove la luna si posa la notte accarezza la perfezione rotonda delle tue spalle e la sottile peluria che detesti perché riveste punti di te che non concepisci... Ti ostini a rimuoverla e a me invece commuove vederla imperlata dal caldo sul tuo labbro o tendere un ponte tra le tue sopracciglia...
Lunghe camicie da notte con spalline sottili come fili di ragno fluttuano sul tuo corpo sinuoso come l'acqua del mare appena smossa dal vento. E lunghe catene al tuo collo mi legano gli occhi e la mente riflettono inanellate i pensieri che le tue mani farfalle van disegnando nell'aria e il tuo mondo sognante di armonie ribelli.
Uno
La poesia, per me, è fatta di quello che vedo. Di quello che vivo e che penso. Di quello che immagino o sogno. Sono cose normali e feriali. Quel grumo banale di semplici cose che accadono nel quotidiano. Del profumo, al mattino, del pane, le albicocche o i mirtilli, che sempre mi fanno allegria. Di un bambino che ride felice del suo nuovo aquilone o un gatto randagio che geme di fame. Di pane e prosciutto, ridendo, su un prato, nei giorni d'estate e camminate per mano, su strade arcinote, battute dal tempo e da piedi ormai stanchi di stare nelle solite scarpe. Di minestre col dado, la sera, quando ritorno stanca da lavorare e non voglio nemmeno sentire parlare di mettermi in cucina. Del momento stesso in cui può avere inizio la vita: di saliva e sudore e gemiti soffocati nei letti disfatti dal sesso la notte. Non cerco il barocco, le cose più astruse, metafore senza ragione ... Io voglio, poeticamente, parlare delle cose normali di quelle che riempiono ogni giorno la vita di tutti.