naufraghi metropolitani

Mi chiedi di parlarti del Piemonte.

Per me il Piemonte è “Torino e il resto”.

Due mondi differenti.

Torino è una città austera, elegante, di strade ampie e di piazze ariose. Di chilometri di portici sotto cui camminare nei giorni di pioggia.

Ti piacerebbe la via Po, che scende verso il fiume, e accorgerti con sorpresa che non sembra affatto in discesa. Perché per un capriccio del re i portici sono stati costruiti via via più alti man mano che ci si avvicina al fiume.

Ameresti la bellezza sublime di piazza San Carlo, scintillante anche nelle giornate di pioggia.

Ti entusiasmerebbe l’esaltante ampiezza di piazza Vittorio Veneto, che sembra ancora più immensa perché tutta circondata di bianco. E piazza Castello ti commuoverebbe per certo, con le sue fontane rasoterra e le panchine e la gente che viene e che va.

Torino è stata la prima capitale d’Italia e non tutti lo sanno.

Qui Cavour, spregiudicato ministro di Vittorio Emanuele, amante delle donne, del buon vino e del buon cibo (non necessariamente in quest’ordine) ha sognato un’Italia liberale, severa, lavoratrice, e però ricca di fantasia. E non l’ha potuta vedere.

A Torino è nata l’alta moda italiana. Torino è stata la porta della fotografia in Italia (mirabili le gesta fotografiche della Contessa di Castiglione, incantevole tramatrice in combutta con Cavour, la prima performing artist al mondo, ben prima di Marina Abramovich!) e, subito dopo, del cinema.

Torino è anche i suoi cafè. Florio, Pepino, Baratti, Mulassano, Beccuti, Plattì, il Caffè San Carlo e il Caval d’Bruns (il cavallo di bronzo) … Conservano gli arredi ottocenteschi e Liberty…

Il Bicerin in piazza della Consolata, si dice, conserva l’autentica ricetta di quella delizia che tanto Cavour amava (1/3 di cioccolata amara, 1/3 di caffè, 1/3 di fiordilatte), da bere rigorosamente senza zucchero e non mescolato, scottandosi le mani e la lingua nelle giornate gelide d’inverno.

Al Bar Elena ho trascorso molte delle pause pranzo durante l’università, a leggere un libro mentre mangiavo qualcosa (di dolce per lo più perché, e questo è un difetto molto torinese, sono estremamente golosa).

Il Bar Elena è quello di Cesare Pavese … Verrà la morte e avrà i tuoi occhi … Avesse bevuto qualche cioccolata con panna in più (al Bar Elena la facevano davvero strepitosa!) forse non avrebbe avuto tutti sti pensieri neri …

Di più ameresti i cortili nascosti all’interno di austeri palazzi. Autentici gioielli segreti, in cui amo intrufolarmi con gran faccia tosta.

La gente di Torino assomiglia alla città. Siamo grigi a prima vista, ma è un grigio perla che, a conoscerci da vicino, ci riveliamo ironici, fantasiosi, bizzarri …

Si dice che Torino non “accoglie” gli estranei. E che però fa spazio a tutti.

È vero. Non siamo come gli abitanti delle altre città italiane. Non siamo immediatamente amici di tutti.

Però chi viene qui, in un modo o nell’altro, trova il suo posto. Sempre che si comporti come si deve.

2 pensieri riguardo “naufraghi metropolitani

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