buonasera

Soltanto nel 1980 abbiamo potuto sapere dal Sunday Times come morì il figlio di Stalin, Jakov. Catturato dai Tedeschi durante la seconda guerra mondiale, fu internato in un camp di prigionia insieme a un gruppo di ufficiali inglesi. Avevano in comune le latrine. Il figlio di Stalin le lasciava sempre sporche. Agli Inglesi non piaceva (…) Glielo rimproverarono. Lui si offese (…) Chiese di essere ascoltato dal comandante del campo (…) ma l’arrogante Tedesco si rifiutò di parlare di merda. Il figlio di Stalin non poté sopportare l’umiliazione. Urlando al cielo terribili ingiurie russe, si lanciò contro il filo spinato percorso dalla corrente elettrica che cingeva il campo di prigionia. (…) Il figlio di Stalin ha dato la sua vita per della merda. Ma morire per della merda non vuol dire morire senza un senso. I Tedeschi che sacrificarono la loro vita per estendere più a oriente i territori del Reich, i Russi che morirono perché la potenza del proprio paese arrivasse più a occidente, loro sì che morirono per qualcosa di stupido e la loro morte è priva di senso e di validità generale. La morte del figlio di Stalin, invece fu, nella generale stupidità della guerra, la sola morte metafisica.

Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere

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