Voglio scarnificare il paesaggio fotografico della sua bellezza esteriore. Togliere tutto il posticcio. Tornare all’osso. Perché so che la bellezza ci sarà ancora. E anzi, anche di più. Voglio dilavare il cielo in mille candeggine, sbiancarlo sino a eliminare persino il ricordo del suo colore. E privare gli alberi della loro consistenza frondosa. Li voglio scheletri di legno e con chiome confuse come masse di cotone. Neri sul cielo bianco come le ossa cotte nella calce. E voglio privare la terra della sua “matericità”, grassa e in sostanza materna. Io la voglio di duri solchi sterili. Perché so che, anche così, è ancora bello, il bello.