La vendetta è un dessert.
Arriva all’ultimo ed è preferibilmente un dolce al cucchiaio.
Un gelato, una crema, una mousse appena uscita dal frigo.
Va covata, la vendetta.
Coccolata.
Irrorata di fiele.
Alimentata con devozione.
La fretta non è contemplata nella preparazione.
Presuppone un inguaribile ottimismo e una sottile perfidia. La gioia, anche, del proprio dolore …
La venganza de Constance
Vendrá tu muerte.
Y no tendrá mis ojos.
Tu muerte vendrá callada.
Sorda vendrá, tu muerte.
Ciega.
Ya te rodea la noche.
Vos esperás mis luces
desde el fundo del tiempo
desde millares de leguas de silencio.
Aquí está mi venganza.
Aquí, clavada en la fiel espera
del fulgor de mis ojos
en tu último día.
Ya tu boca no tiene palabras.
Vos anhelás mis luces.
También te falta
el desgarrado grito
de quién ya sabe
que no puede hablar.
Anhelarás mis ojos.
Yo no te miraré.
Cerrados los párpados,
me acercaré a tus labios.
Mi aliento entre tus labios
silbará mi odio.
Esta asquerosa belleza
de la flor de stapelia
que crío desde cien años.
Vendrá tu muerte.
Ese abismo de nada.
Ese gorgo de olvido.
Anhelarás mis ojos.
Alrededor, buscándolos,
mirarás la inalcanzable sombra.
Mis ojos y tu olvido.
Los sacaré, mis ojos.
Mirandote.
De sus órbitas, los sacaré.
Como gemidos, en tu garganta
los clavaré,
mis ojos claros.
Muda será tu muerte. Callada
será, tu muerte ahogada.
Tu muerte ciega.
Sin ojos. Los dos.
Vos y yo.
Turin, 22 de abril 2022
La vendetta di Constance
Verrà la tua morte.
E non avrà i miei occhi.
La tua morte verrà zitta.
Sorda verrà, la tua morte.
Cieca.
Già ti circonda la notte.
Tu aspetti le mie luci
dal fondo del tempo
da migliaia di leghe di silenzio.
Qui è la mia vendetta.
Qui, conficcata nella fedele attesa
del fulgore dei miei occhi
nel tuo ultimo giorno.
Già la tua bocca non ha più parole.
Tu aneli le mie luci.
Ti manca anche
Il grido lacerato
di chi già sa
che non può più parlare.
Anelerai i miei occhi.
Io non ti guarderò.
Chiuse le palpebre,
mi accosterò al tuo labbro.
Il mio alito tra le tue labbra
soffierà il mio odio.
Questa disgustosa bellezza
del fiore di stapelia
che allevo da cent’anni.
Verrà la tua morte.
Questo abisso del nulla.
Questo gorgo di oblio.
Anelerai i miei occhi.
Attorno a te, cercandoli,
guarderai l’ombra irraggiungibile.
I miei occhi e il tuo oblio.
Li strapperò, i miei occhi.
Guardandoti.
Dalle loro orbite, li strapperò.
Come gemiti, nella tua gola
li conficcherò,
i miei occhi chiari.
Muta sarà la tua morte. Zitta
sarà, la tua morte soffocata.
La tua morte cieca.
Senza occhi. Entrambi.
Tu e io.
Torino, 22 aprile 2022
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