La poesia,
per me, è fatta di quello
che vedo.
Di quello che vivo
e che penso.
Di quello che immagino
o sogno.
Sono cose normali
e feriali.
Quel grumo banale di semplici
cose che accadono
nel quotidiano.
Del profumo, al mattino, del pane,
le albicocche
o i mirtilli, che sempre
mi fanno allegria.
Di un bambino che ride felice
del suo nuovo aquilone
o un gatto randagio
che geme di fame.
Di pane e prosciutto,
ridendo,
su un prato,
nei giorni d'estate
e camminate
per mano,
su strade arcinote,
battute dal tempo
e da piedi ormai stanchi
di stare nelle solite scarpe.
Di minestre col dado,
la sera, quando ritorno stanca
da lavorare e non voglio
nemmeno sentire parlare
di mettermi in cucina.
Del momento stesso
in cui può avere inizio la vita:
di saliva e sudore
e gemiti soffocati nei letti
disfatti dal sesso la notte.
Non cerco il barocco,
le cose più astruse,
metafore senza ragione ...
Io voglio
soltanto parlare
delle cose normali
di quelle che riempiono
ogni giorno
la vita di tutti.
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La poesia è fatta di momenti e attimi di aura epifanica, improvvisamente. E da sè si racconta .
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