
… dell’esperienza del significato di un gusto. Il «gusto» comincia innanzitutto dal «gustare» in quanto esperienza. Letteralmente noi «proviamo un gusto». Poi, in base al gusto percepito, pronunciamo un giudizio di valore. Ma sono piuttosto rari i casi in cui la percezione gustativa è puramente tale. La «cosa che ha sapore» suggerisce, oltre al sapore stesso una specie di aroma che si avverte con l’olfatto. Lascia presagire un profumo impercettibile e difficile da afferrare. Ma non basta: spesso vi si aggiunge anche il tatto. Nel gusto è implicita la «sensazione tattile» della lingua. E la sensazione tattile tocca la corda dell’anima ed è un moto ineffabile. Questi sensi: gusto, olfatto e tatto, costituiscono «l’esperienza» nel suo significato originario. Le cosiddette facoltà sensoriali superiori – vista e udito – si sviluppano come sensi della distanza e, distinguendo le cose da sé, danno loro una collocazione oggettiva rispetto al sé.
Kuki Shūzō, La struttura dell’iki