Le strade del tempo

Quanti hanno paragonato
un corpo
amato
a un paesaggio?
Pianure sconfinate,
dalle spalle alle reni
estese e colline sinuose
ricordano le natiche
o anche i seni.
E valli erbose si aprono
tra i peli
del petto o il pube.
E il ventre tiepido,
da cresta a cresta di ilio, è
un deserto su cui
il desiderio spira
come assurdo scirocco.
Ma per me un corpo è
anche una carta stradale
su cui sono indicate
tutte le vie della vita vissuta,
persino i più sottili sentieri,
tracciati tra i fili d'erba
dalla bava delle lumache.
Cicatrici traslucide,
sulla pelle di mare,
strade lunghe e diritte che
guidano alle sconfitte,
per scoprirsi un'altra volta
in piedi
per scoprirsi più forte.
E piccole ragnatele
intorno agli occhi
che dicono se piangi o sorridi
svolgendosi in ventagli
argentati.
I nei sono
costellazioni di stelle
solo parzialmente ignote
e unire i puntini
per trarne ogni volta
disegni diversi
ricordi d'infanzia
e settimane enigmistiche
giocate coi nonni
sotto il sole d'estate.
E ritrovare se stessi.

4 pensieri riguardo “Le strade del tempo

  1. splendida mappatura del corpo, nelle sue imperfezioni perfette un linguaggio universale che non può silenziarsi e resta a far mostra di sè nel buono e cattivo tempo. chi sa leggerne le tracce più sussurrate riesce a conoscerci meglio. Mi piace molto e la rebloggo. Grazie!

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